Vorrei condividere un breve pensiero su come guardare all'innovazione e sono consapevole che occorre gestirla su almeno due fronti.
1) Bisogna informare, sensibilizzare e formare chi decide. Perché il digital divide culturale va superato anche per gli imprenditori ed i responsabili delle aziende.
2) Ma bisogna pure creare nuove professioni perché sul mercato del lavoro l'innovazione non si realizza a somma zero. Muoiono mestieri e ruoli tradizionali, ma è possibile (e molto probabile) che ne nascano di nuovi.
Per affrontare questi passaggi suggerisco un approccio analitico (ovviamente social), che evidenzi le esigenze e le modalità d'uso degli utilizzatori finali, dei clienti e dei collaboratori, in particolare dei più giovani. Quali sono i servizi che impiegano, chi li fornisce, come li impiegano, con quali costi (complessivi), perché li hanno scelti e perché ne sono soddisfatti. Una sorta di crowdsourcing in cui utenti e collaboratori collaboreranno per evidenziare nuovi problemi e le aziende potranno affrontare i consistenti rinnovamenti richiesti nelle loro organizzazioni.
Prendere coscienza in modo pragmatico della user experience e mettersi in discussione, in un ottica di miglioramento dei servizi: questa è la posizione più consigliata per coloro che decidono, a chi è responsabile della messa a punto di nuovi modelli e nuove professioni.
Tutto ciò tenendo in evidenza che imprenditori e responsabili devono dimostrare il coraggio di saper promuovere nella propria organizzazione condivisione e collaborazione. Per creare un nuovo mondo del lavoro. (M.M.)
PENSARE IL FUTURO. Dalla previsione pubblicata dall'Istat si nota che la popolazione italiana sarà composta da 63,889 milioni di persone nel 2040. Tale dato rappresenterà il picco, dopo il quale si dovrebbe entrare in una dinamica discendente. Questo andamento è prodotto sia dal tasso di natalità che dal saldo immigrati/emigrati e l'indicatore della speranza di vita elaborato dall'Istat prevede un aumento non superiore a cinque anni: sino a 85 anni per gli uomini e 89 anni per le donne. Tuttavia alcuni esperti parlano di alcuni possibili interventi che avrebbero effetti sul futuro della popolazione. Ad esempio l'impiego delle nonotecnologie nella prevenzione del cancro e applicate alle malattie cardiocircolatorie, con possibili sviluppi che, nel medio-lungo termine potranno consentire un allungamento ulteriore della vita media della popolazione.
Analoghe considerazioni, in un'ottica di positività, si potrebbero fare nei confronti del futuro della nostra economia, tenendo conto che per il 2013 si prevede comunque una crescita di Pil superiore al 3% annuo a livello mondiale. Ma, per ora, rinviamo la discussione sulle possibili "ricette". |
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