La presentazione dei risultati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano è stata l’occasione per fare in punto sullo sviluppo di questo mercato e comprendere le motivazioni del successo e gli ostacoli che ancora si infrappongono per lo sviluppo successivo.
Sotto l’iceberg Certamente interessante è stata la presentazione che raffigura lo scenario attraverso l'immagine di un iceberg, al fine evidenziare i diversi aspetti che ancora non sono emersi, perché le aziende non li hanno ancora posti come focus della loro strategia sul tema Smart Working. Secondo la presentazione di Mariano Corso, se gli aspetti di flessibilità (luogo, orario e strumenti), del lavoro remoto e delle tecnologie digitali sono emersi e ben presenti alle aziende, molti altri si trovano ancora sotto l’iceberg. Tra questi, la produttività (in alcuni casi si stima che possa migliorare del 15%) e l’ottimizzazione degli spazi (che produrrebbe un abbattimento dei costi pari al 30%). Ma, soprattutto, non sono ancora emersi l’applicazione delle modalità di conciliazione, il cambiamento degli stili di leadership, il coinvolgimento dei collaboratori e la loro disponibilità al cambiamento e alla collaborazione. Deve ancora maturare la cultura di orientamento ai risultati, la misura della delega, anziché il controllo. Infine, come spesso il Forum UCC ha evidenziato, per innovare e sfruttare al meglio l’adozione delle tecnologie serve investire sulle competenze digitali del personale.
Trend in crescita Secondo le valutazioni del Politecnico di Milano, nel 2017 lo Smart Working in Italia è cresciuto del 14% in più rispetto al 2016 e del 60% rispetto al 2013. Gli Smart Worker sono 305.000, l’8% dei lavoratori delle aziende intervistate. Lo Smart Working cresce soprattutto presso le grandi organizzazioni (il 36% del campione dichiara progetti strutturati), mentre nelle PMI risulta sia incrementato l’interesse e si preferisca un approccio di tipo informale. Solo il 5% degli enti della Pubblica Amministrazione ha iniziato progetti di Smart Working.
Smart worker I collaboratori che usano lo Smart Working trascorrono solo il 67% del tempo lavorativo in azienda, rispetto all’86% degli altri lavoratori. Svolgono attività anche in altre sedi della propria azienda, presso clienti o fornitori, a casa o in spazi di coworking (per il 18% del tempo lavorativo, contro il 6% degli altri addetti). Gli smart worker risultano più soddisfatti del proprio lavoro: il 50% è pienamente soddisfatto delle modalità di organizzare il lavoro, rispetto al 22% per gli altri colleghi. Solo l’1% si ritiene insoddisfatto del proprio lavoro nel complesso, contro il 17% degli altri lavoratori. Lo Smart Working migliora il rapporto con i colleghi e con il responsabile, ha effetti sulla padronanza delle competenze relazionali e sull’uso dei nuovi strumenti digitali, in particolare quando si opera in team virtuali.
I benefici Secondo l’osservatorio, i principali vantaggi derivanti dall'introduzione dello Smart Working sono: • Miglioramento della produttività • Riduzione dell’assenteismo • Abbattimento dei costi per gli spazi fisici • Riduzione dei tempi e costi di trasferimento • Miglioramento del work-life balance • Aumento della motivazione e della soddisfazione. Si stima che uno Smart Worker in una giornata di lavoro possa risparmiare circa 60 minuti. Con una giornata per settimana di attività in remoto ciascun lavoratore potrebbe risparmiare circa 40 ore all'anno per spostamenti. Per l'ambiente significa una riduzione annua di emissioni pari a 135 kg di CO2.
Le grandi organizzazioni Il 36% delle aziende del campione dichiara progetti strutturati di Smart Working e concentrati su flessibilità di luogo, di orario, ridisegno del layout d’ufficio, modello orientato ai risultati e opportuni strumenti tecnologici. Inoltre, la ricerca rileva che: • tutte le aziende del campione conoscono lo Smart Working o il Lavoro Agile • nel 7% dei casi il progetto di Smart Working è da considerare informale • il 9% delle aziende intervistate intende introdurlo entro un anno • solamente il 13% del campione non è interessato o non sa prevedere se verrà adottato. Solo nel 26% dei casi in cui le aziende hanno progetti strutturati, lo Smart Working può ritenersi maturo e può interessare una buona parte dei lavoratori. Solamente il 9% delle maggiori organizzazioni considera il Lavoro Agile come ripensamento complessivo dell’organizzazione, con nuovi strumenti e competenze digitali e con la diffusione di modelli manageriali basati su autonomia, responsabilizzazione e orientati ai risultati. Comunque, il 74% delle aziende con progetto strutturato di Smart Working prevede di estendere l’accesso alle iniziative esistenti a più persone all’interno della propria organizzazione.
La Pubblica Amministrazione Alla presentazione dei risultati dell’osservatorio hanno partecipato e portato le loro testimonianze importati enti centrali: la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Dipartimento Pari Opportunità ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Va notato che per tutti questi casi le Responsabili dei progetti sono donne: nella PA il Lavoro Agile si tinge di rosa. Con l’approvazione della legge e la riforma Madia sono stati avviati alcuni progetti strutturati, ma tra le pubbliche amministrazioni coinvolte dalla ricerca solo il 5% si trova nella fase iniziale di introduzione dello Smart Working. Circa un terzo delle PA dichiara di non avere interesse per il Lavoro Agile e di non prevedere l’introduzione, in quanto si pensa che non si possa applicare alla loro realtà, nel 27% dei casi per aspetti legati alla mancanza di norme applicative e nel 18% dei casi per un inadeguato livello di digitalizzazione dei processi.
Lo sviluppo Anche se i benefici indotti dallo Smart Working sembrano interessanti, purtroppo sono ancora pochi i progetti in cui sono stati ripensati i modelli di organizzazione del lavoro e che si stendono a tutti i lavoratori flessibilità, autonomia e responsabilizzazione. I responsabili del personale che hanno implementato lo Smart Working hanno spesso evidenziato che le prime fasi di adozione hanno portato, comunque, risparmi, ottenuti sia sui costi di gestione delle presenze che sulla riduzione delle ore di straordinario. La disponibilità di tecnologie digitali si conferma una condizione necessaria per permettere alle persone di svolgere il proprio lavoro in modalità Lavoro Agile. Ma solo nelle maggiori organizzazioni le tecnologie che supportano il lavoro da remoto sono diffuse. Spesso sono presenti soluzioni e servizi di social collaboration integrati, sono meno diffuse le tecnologie di work-space che consentono un utilizzo più flessibile degli ambienti, agevolando le attività in mobilità.
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