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UCC per tutti: B2X

Mercoledì 13 Marzo 2013 10:23

Le persone sono veramente al centro delle strategie di questo mercato: l'UCC è pensato per tutti gli utilizzatori, non solo per gli addetti ai lavori e non solo per un tipo di terminale o di settore di mercato. Infatti si rompe lo schema che contrapponeva B2B  a B2C, cioè mercato business v/s quello consumer, e si fa largo l'idea del B2X.

Con tale visione si constata che UCC può fornire una vasta gamma di opzioni alle aziende per comunicare con i loro clienti, i partner, i consumatori, le famiglie e il pubblico. innovazione 5
Viceversa, UCC dà servizi a tutto l'ampio mondo "X" traversale ad esigenze personali e o di affari , per la vita privata e per le attività aziendali. Questo avviene grazie alla integrazione delle tecnologie, al loro impiego indifferenziato dal tipo di accesso, di rete e/o terminale.

Quello che conta è soprattutto l'esperienza dell'utente. E sulle esigenze degli utilizzatori e la loro experience vengono ridisegnate le politiche commerciali e di prezzo delle società dell'offerta.

I mercati UCC a volte sembrano quasi invisibili, annegati come sono in uno smartphone o in una soluzione in cloud, ma non inganniamoci: spesso fanno la differenza, ovvero permettono di personalizzare un'offerta. Tale intervento può essere fatto dallo stesso utente finale (che personalizza il proprio desktop), oppure da un cloud provider che propone nella propria bancarella d'offerta varie tipologie di servizi in "pacchetti" adatti ad un settore aziendale o, meglio. ad una filiera di business.

Questa evoluzione del mercato UCC mostra caratteristiche particolarmente interessanti per il mercato delle PMI, delle microattività e dei distretti, come si presenta gran parte del comparto di attività in Italia.

La conoscenza di queste esigenze e la messa a punto di offerta appropriate per questi mercati può anche passare attraverso l'impiego di modelli di crowdsourcing.unifiedcom twitter normaluc imm
In tal caso si collega un modello post-vendita "social", in cui si condividono vari livelli di esperienza d'utente, con un modello di pre-vendita, che permette la messa a punto di una nuova offerta "localizzata", in lingua italiana e che soddisfa esigenze specifiche, condivise e, soprattutto, già consapevoli di cosa si può ottenere dalla tecnologia.
Il crowdsourcing esternalizza alcune fasi, di marketing e progettazione, e mette le persone al centro delle strategie dei servizi UCC, proprio nei mercati di fascia medio-bassa.

Del resto è da tempo che la vera innovazione nel settore ICT si realizza più per e nel mercato consumer che per e in quello business. Ed in questo senso il mercato italiano sembra avere tutte le caratteristiche per essere favorito.
Per quanto riguarda la capacità di offerta, non ci dimentichiamo che con il nostro dna di artigiani (e artisti) possiamo interpretare e conoscere meglio di altri le esigenze del mercato.

A chi pensa che quanto detto sopra sia troppo teorico, chiediamo scusa del tempo sottratto, ma é in momenti di crisi che bisogna fermarsi per riprogettare il proprio business.  (MM)


Luigi Cristiani - Cedecra Informatica Bancaria •
Concordo con la sostanza dell'intervento: secondo me la UCC dovrebbe, per sua stessa definizione, trarre vantaggio dal crowdsourcing, sarebbe antitetico alla sua stessa ragione di esistere non prendere in considerazione i suggerimenti di quello che nella riflessione di Mario viene definito mondo X. Non sono altrettanto ottimista nel riconoscere quella sorta di (presunta) primazia italica, quella cioè che, nella stessa riflessione, viene definita come DNA di artigiani e di artisti. Esistono nel mondo tante altre culture, oltre la nostra, che riescono a cogliere i bisogni degli utenti e le esigenze del mercato come (e a volte meglio di) noi italiani.

Ultimo aggiornamento Lunedì 25 Marzo 2013 11:46