La flessibilità deve essere un cambiamento vantaggioso per azienda e dipendenti., la produttività del lavoro aumenta e le persone sono più motivate e si organizzano meglio il loro tempo. Purtroppo la flessibilità non è sempre favorita dalle aziende.
Lo dimostrano i dati comunicati dall'osservatorio sul Diversity management della Sda Bocconi di Milano. I dipendenti che lavorano a part time risultano penalizzati nei confronti dei colleghi che operano a tempo pieno (tavola).
La loro valutazione è sempre più bassa: solo il 10,5% dei part time ha ricevuto i punteggi più alti in assoluto contro il 21,5% dei full time.
La disparità di trattamento è evidente anche nei passaggi di livello contrattuale: l'88,3% dei lavoratori part-time non ne ha avuti, contro il 72,7% dei full-time. I dipendenti che hanno ottenuto passaggi di livello sono il 5,7% dei full-time e lo 0,8% dei part-time e anche gli incrementi di stipendio non collegati a salti di livello sono stati dati di preferenza ai lavoratori a tempo pieno.
Se si guarda al livello di insoddisfazione, si nota che i dati relativi all'Italia sono tra i più alti d'Europa. Inoltre l'insoddisfazione degli uomini é livemente cresciuta nel decennio 2000-2010, mentre quella delle donne é scesa. L'insoddisfazione delle donne é inferiore a quella degli uomini, ma molto superiore alla media europea.
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