Le nuove organizzazioni smart e agile offrono la possibilità di ripensare al lavoro e agli ambienti di lavoro, senza i vincoli di spazio e tempo. Accanto agli aspetti funzionali e di servizio è possibile - anzi auspicabile - che sia le aziende sia le persone si pongano l’obiettivo di “lavorare nel bello”.
Traendo spunto dal libro di Vito Mancuso “La via della Bellezza” (Editore Garzanti), si possono così descrivere le parole che sono meglio associate alla BELLEZZA.
Se ne osserviamo i componenti, l’ARMONIA, ovvero la capacità di congiungere e connettere e la FORMA, cioè la figura o l’aspetto. Se guardiamo al pensiero che la descrive, l’ESTETICA, cioè la possibile sollecitazione dei sensi. Se pensiamo alle modalità con cui si percepisce, il FASCINO, con il suo potere di attrazione e la MERAVIGLIA, nella generazione di sorpresa. Se definiamo le manifestazioni che la rendono presente, l’ELEGANZA (saper scegliere colori e forme), la GRAZIA (arte di sedurre) e lo SILE (che rende riconoscibili).
Ma tante altre parole possono evocare BELLEZZA: si pensi, ad esempio, a CLASSE, IDEA, ORDINE e SIMBOLO.
E' evidente come quelle suddette sono parole molto variegate, e ciascuna a suo modo è adatta a fornire un significato al termine BELLEZZA, per rappresentarla nella componente estetica e in quella relativa all’etica e al nostro essere uomini.
La bellezza è uno dei punti di forza dell'Italia. Tanto che, secondo un’indagine della rivista US News e dell’Università della Pennsylvania, siamo il primo Paese al mondo per la influenza culturale. Un primato legato anche alla nostra capacità di trasmettere cultura e bellezza nelle produzioni e al nostro soft-power.
Lasciamo agli esperti gli opportuni approfondimenti, noi ci limitiamo a dire che è bene ricercare la BELLEZZA in ogni momento della nostra vita quotidiana ed è indispensabile pensare alle diverse modalità per raggiungere tale obiettivo. Anche quello più complesso e ambizioso di “lavorare nel bello”.
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