Le aziende che si trovano in una fase acerba di sviluppo dei progetti di AI sono quelle che indicano i chatbot come principale impiego ed investono meno del 5% del budget di comunicazione in AI. Per contro, le aziende che investono di più in AI sono quelle che individuano nel data management e nel machine learning le principali applicazioni attuali per l’AI.
La ricerca è stata realizzata da IULM con l’obiettivo di sondare il livello di maturità delle aziende italiane riguardo alle effettive declinazioni dell’Intelligenza Artificiale nell’ambito del marketing e della comunicazione, ricostruendo le caratteristiche di alcuni profili/livelli di assesment. L’analisi si è svolta attraverso una survey online in modalità Cawi (nel bimestre Aprile- Maggio 2018) e si è rivolta a coloro che si occupano di comunicazione e marketing nelle aziende (e per le aziende). Il campione delle aziende partecipanti all’indagine è stato di 128 rispondenti, appartenenti a diverse industry: servizi alle aziende; media-Telco-IT; bancario-finanziario; automotive; formazione; PA; Food&Beverage; moda; Hospitality; salute-benessere ed energia.
Le BU coinvolte Le effettive funzioni organizzative che sono attualmente coinvolte nell’adozione di soluzioni di IA sono ancora soprattutto quelle dell’IT (46%), dell’automazione e robotica (23%), della ricerca e sviluppo (38%).
Gli investimenti Più della metà delle aziende investe in IA una quota inferiore al 5% del budget destinato alle attività di comunicazione e marketing (anche se l’80% indica che nei prossimi 12 mesi questa percentuale sarà destinata a crescere).
Le barriere La cultura interna e l’accettazione del cambiamento in ottica di digital transformation, connesse a una scarsa comprensione di quali possano essere le applicazioni di IA o a una visione molto scettica delle loro effettive potenzialità. Oltre a una carenza di risorse: economiche, tecnologiche e professionali.
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