Il rapporto “Digital Vortex: How Digital Disruption is Redefining Industries” indaga sullo stato attuale della digital disruption e sulle prospettive per i diversi settori economici. E’ il primo rapporto pubblicato dal Dbt Center ed evidenzia alcune situazioni sorprendenti.
Il rapporto si basa sul ritorno di 941 questionari somministrati a manager operanti in 12 settori di mercato in 13 paesi: Australia, Brasile, Canada, Cina, Francia, Germania, India, Italia, Giappone, Messico, Russia, Regno Unito e Stati Uniti.
Lo studio afferma che la digital disruption influenzerà la posizione di circa il 40% delle aziende più importanti in ognuno dei 12 settori analizzati, entro il prossimo quinquennio. Tuttavia, il 45% delle aziende intervistate non crede che la digital disruption sia un fenomeno che meriti di essere portato oggi all’attenzione della propria direzione.
Gran parte dei responsabili considera la digitalizzazione un fenomeno positivo per le aziende e per la società:
- Il 75% degli intervistati crede che la digital disruption sia un aspetto del progresso,
- il 72% pensa che possa dare più valore ai clienti,
- il 66% ritiene che contribuisca ad aumentare il coinvolgimento degli individui.
Nello stesso tempo, il 43% dei manager non conosce i rischi dello sconvolgimento digitale e, comunque, non li sta affrontando con la dovuta attenzione. Solo il 25% considera di essere proattivo nei confronti della digital disruption.
Se si guarda ai 12 settori di mercato analizzati dallo studio, nei prossimi cinque anni i Prodotti e Servizi Tecnologici sono al primo posto per potenziale di cambiamento. Seguono i settori: Media & Intrattenimento, Telecomunicazioni, Servizi Finanziari e Retail, ovvero i comparti che già oggi impiegano maggiormente internet per scambiare valore, attraverso informazioni, dati e transazioni.
Il caso SMS La differenza tra la digital disruption e le dinamiche competitive tradizionali si riduce a due fattori principali: la velocità del cambiamento e la posta in gioco. Digital disruptors ha effetti innovativi rapidi, e li usa per guadagnare quote di mercato e su scala di gran lunga più veloci rispetto a quanto possano fare le aziende ancora aggrappate a modelli di business prevalentemente fisici. Un caso particolarmente eclatante è quello di WhatsApp, acquistata da Facebook nel 2014 per $ 22 miliardi, con il suo travolgente impatto sul mercato degli sms pari a 100 miliardi dollari ha offerto una potente lezione in digital disruption.
La digital disruptors può essere particolarmente pericolosa perché interessa enormi basi di utenti da un giorno all'altro. Oltre a messaggi di testo libero, WhatsApp consente ora agli utenti di effettuare chiamate gratuite vocali mobili. Tuttavia, Facebook non sta solo cercando di sconvolgere l'industria delle telecomunicazioni. Avendo introdotto i pagamenti da persona a persona con Facebook Messenger, la società è ora pronta a estendere questo servizio a 800 milioni di utenti di WhatsApp. WhatsApp sta testando un modello di business che aiuterebbe Facebook a sfidare il dominio di Google nel mercato del mobile advertising per fare in modo che le imprese possano contattare direttamente i propri utenti. Tutto questa perturbazione proviene da una piattaforma innovativa che ha apparentemente la semplice funzione di consentire agli utenti di inviare, gratuitamente, messaggi tramite smartphone.
Cosa cambierà? Non solo i modelli di business, ma anche le catene del valore e le offerte di prodotto. La digitalizzazione trasforma le organizzazioni e sta rendendo meno chiari i confini fra settori di mercato diversi e competitivi. Al centro del vortice i fattori fisici che possono ostacolare il vantaggio competitivo tendono a disperdersi. Gli innovatori di maggior successo utilizzano un approccio “combinatorio” alla disruption: molteplici fonti di valore – costi, esperienza, piattaforma – sono fusi insieme per creare nuovi modelli di business dirompenti e ottenere guadagni esponenziali”. Diventare digitali significa competere - resistere e innovare nella nuova economia. Tutte le organizzazioni hanno bisogno di strumenti e formazione per affrontare questi cambiamenti, per garantirsi adeguate opportunità.
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